La creatività è una cura

L’arteterapia consente di scoprire il proprio lato creativo e utilizzarlo per liberare vissuti, sentimenti, stati d’animo altrimenti difficili da verbalizzare

L’arteterapia è una tecnica terapeutica in grado di potenziare l’espressività individuale delle emozioni attraverso un linguaggio di tipo artistico, grazie alle molteplici forme che l’arte può assumere. Sarebbe infatti più opportuno parlare di artiterapie, poiché ogni espressione artistica è un canale utile al percorso psicologico sia individuale che di gruppo: musica, danza, pittura, scultura, teatro, scrittura, poesia, fotografia…
In Che cosa sono le arti-terapie, edito da Carocci, Roberto Caterina – professore associato del dipartimento di Psicologia presso il DAMS di Bologna – sostiene che “le artiterapie rappresentano interventi strutturati in una situazione terapeutica precisa e si basano su regole e controlli, come avviene in tutte le forme di psicoterapia”. Secondo lo studioso la loro particolarità starebbe nell’utilizzare “materiale artistico con l’intento di favorire processi di comunicazione in pazienti che spesso hanno difficoltà a usare il linguaggio verbale”. Il fine ultimo non è quindi quello di creare un’opera artistica da mostrare, ma di liberare, attraverso l’atto spontaneo della creazione con un medium mutuato dal mondo dell’arte, emozioni, vissuti, sensazioni difficili da comunicare che divengono però patrimonio comune una volta resi visibili attraverso il manufatto artistico realizzato.

L’arteterapia nella storia

Questa terapia espressiva ha origini molto antiche: si pensi ad esempio al valore catartico che l’arte aveva per i greci, in particolare il ruolo che rivestiva la tragedia, messa in scena a teatro come un vero e proprio rito collettivo, oppure alle danze sciamaniche presenti in molte culture dell’antichità che si riteneva fossero capaci di liberare intere comunità da influssi negativi.
È però solo nel ventesimo secolo con Freud e Jung che l’opera d’arte, espressione dell’inconscio, diviene oggetto di attenzione scientifica e grazie alla psicoanalisi si inizia a riconoscere il suo potere terapeutico.
Negli anni Cinquanta del secolo scorso l’arteterapia assurge un ruolo importante nel percorso di cura dei disturbi psichici; Margaret Naumburg e Edith Kramer, seppur con un approccio diverso, sono considerate le fondatrici di questa terapia espressiva. La Naumburg, psicoanalista freudiana, considerava l’arte uno strumento ai fini della terapia: l’opera artistica andava dunque interpretata e rappresentava un importante strumento diagnostico e una forma di comunicazione tra paziente e terapeuta. Per la Kramer invece grande importanza rivestiva il processo artistico che di per sé veniva considerato uno strumento utile alla terapia; secondo la Kramer infatti “l’arte serve come modello di funzionamento dell’Io: diventa una zona franca in cui è possibile esprimere e saggiare nuovi atteggiamenti e risposte emotive, anche prima che queste modificazioni abbiano luogo a livello della vita quotidiana”.

Progetto “Artea”

Presso La Fanciullezza è stato attivo, fino al giugno del 2018, un progetto di arteterapia che coinvolgeva i ragazzi del Centro Diurno L’Orizzonte. Si trattava di “Artea”, un percorso che prevedeva attività sia individuali che di gruppo; i ragazzi avevano la possibilità di mettersi in gioco sperimentando e familiarizzando in una prima fase con i materiali presenti nell’atelier artistico allestito per gli incontri. Successivamente, venivano guidati nella realizzazione di manufatti che, come sottolineato, non avevano un fine estetico ma comunicativo. L’arte come luogo di espressione non verbale di un vissuto e canale comunicativo di eccellenza tra il ragazzo e il terapeuta.
Importante sottolineare che il percorso di arte terapia esalta il lato sano dei giovani fruitori, la loro autostima e la capacità di regolare le proprie emozioni adeguandole alla realtà.

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